immagine

Neuroni tradotti: ecco come parla il cervello

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Modificare le immagini con la forza del pensiero pare surreale, ma è possibile.

Gli scienziati del California Institute of Technology hanno infatti pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista Nature. L’esperimento è stato fatto a Pasadena su 12 individui epilettici e le conclusioni sono sorprendenti: i malati sono stati capaci di controllare le immagini sul computer con la mente. Come? Semplicemente concentrandosi sul neurone collegato all’immagine stessa.

La ricerca si è basata su una scoperta di alcuni anni fa: nel 2005 il neuroscienziato Christof Koch aveva dato prova del fatto che il lobo temporale si comporta quasi come un computer, riconoscendo volti e paesaggi con l’attivazione di singoli gruppi neuronali. Da qui l’elaborazione delle informazioni per la costruzione delle memorie complesse.

I californiani hanno analizzato e tradotto questi segnali nel cervello epilettico. Con elettrodi applicati alle tempie, i pazienti in un primo tempo hanno solo dovuto fornire i nomi dei loro cantanti e attori preferiti ed è stato immediatamente rintracciato il neurone collegato all’immagine di quel nome. In un secondo tempo, i volontari hanno modificato la figura dei loro idoli sul monitor solo concentrandosi sull’attività del neurone ad esso correlato: mostrando collage di immagini – ovvero, parlando il linguaggio del cervello, di neuroni diversi – sono stati capaci di nascondere o sovrapporre immagini – cioè di attivare singole aree neuronali.

Prendendo ad esempio un’immagine della splendida Marylin, storpiata con “pezzi” di altri personaggi famosi, veniva chiesto di far emergere dall’informità, la loro paladina: nel 70% dei casi gli epilettici sono stati in grado di ricostruire per intero la Monroe, anche laddove il collage era ibrido per il 90%.

Le conseguenze pratiche di una tale scoperta sono concretamente applicabili e di impatto sociale evidente: danno la possibilità a persone affette da handicap fisici di controllare e di usare macchinari.

Gli individui – spiega Moran Cerf a capo della ricerca – possono controllare rapidamente, coscientemente e volontariamente neuroni posti in profondità nel loro cervello” e, quindi, comandare apparecchi ad esso collegati.

Valentina Nizardo

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.