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Evviva! Una “tenda a pacchetto” e non si russa più!

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Siete vittime del russamento passivo? Piena solidarietà a chi, di notte o durante la pennichella, dorme solo se è capace di addormentarsi prima del nasuto partner, che sciorina per tutto il sonno rumori da orchestra, o peggio, da potatura di bosco.

Al Policlinico di Milano ci stavano lavorando da un po’, per cercare una soluzione alternativa ai classici cerotti da farmacia o all’ancora più classica “gomitata tra moglie e marito”. Dai loro studi è venuta fuori una soluzione chirurgica, con una nuova tecnica ispirata, in maniera più che azzeccata, alla vita casalinga: la “tenda a pacchetto“.

E così, proprio come si tirano in su le tendine, arricciandole per far entrare più luce dalla finestra, allo stesso modo i chirurghi sollevano i tessuti della gola, dell’ugola e del palato molle con speciali fili di sutura, che, dopo essere stati tirati e annodati, agevolano il passaggio dell’aria nelle vie respiratorie. Proprio questa, infatti, è la causa del tanto russare: accade quando le pareti della gola vibrano e si toccano reciprocamente, e l’aria fa fatica a passare. Per ampliare lo spazio e far passare più aria si potrebbe anche agire anche sui pilastri tonsillari che, con lo stesso metodo, possono essere spostati in avanti e di lato.

L’ideatore di questa nuova metodica, già utilizzata con successo in 25 pazienti (ma si dovrebbero intervistare anche le mogli o i mariti, eh), è il dott. Mantovani, dell’Unità di Otorinolaringoiatria della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore-Policlinico di Milano. La sua è un’idea parecchio innovativa, visto che finora gli interventi chirurgici tradizionali comportavano l’asportazione delle tonsille o la resezione parziale dell’ugola o del palato molle. In questo caso, invece, si preservano i tessuti, con effetti collaterali molto minori: il disagio postoperatorio è minimo, il paziente avverte sono una sensazione transitoria di gonfiore che dura non più di 24-36 ore. Non solo: l’intervento si può anche ripetere, se necessario.

Si tratta, comunque, di un’operazione in anestesia totale, almeno per ora; il team di Mantovani, infatti, sta già studiando una tecnica ancora meno invasiva, basata sull’uso di fili riassorbibili, che non avrebbero bisogno di essere annodati.

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Marina Piconese

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.