tumore al seno omega 3

Un “anticorpo armato” per combattere il tumore al seno

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

I tumori al seno non sono tutti uguali: ce n’e’ un tipo in particolare, il cosiddetto “HER-2 positivo”, che in Italia, ogni anno, colpisce circa 8mila donne.

È molto aggressivo e ha bisogno di un trattamento specifico. Da oggi, però, c’è una novità: si chiama T-Dm1 ed è una molecola che, pur essendo ancora in sperimentazione, ha già mostrato risultati eccellenti e convinto i ricercatori ad annunciarne la disponibilità per i pazienti nel 2013.

La molecola T-Dm1 è formata da due componenti: il trastuzumab, un anticorpo monoclonale, che ha la capacità di colpire con precisione le cellule malate senza danneggiare quelle sane e che, in questo caso, funge da vettore, trasportando all’interno delle cellule tumorali un’altra sostanza, la DM1, un potentissimo farmaco per la chemioterapia che, se venisse usato normalmente e senza vettore, risulterebbe altamente tossico per l’organismo.

L’efficacia della molecola, ormai nota come”anticorpo armato” è stata testata in uno studio clinico di fase II i cui risultati sono stati presentati a Milano in occasione del congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO).

La ricerca ha coinvolto complessivamente 137 donne con tumore del seno “HER2 positivo” a uno stadio metastatico, di cui metà sono state trattate con trastuzumab associato a un chemioterapico e l’altra metà con la nuova molecola.

Dal punto di vista dei benefici, non ci sono state sostanziali differenze tra i due gruppi che invece si sono riscontrate dal punto di vista degli effetti collaterali: le donne trattatte con la nuova terapia hanno manifestato alopecia solo nel 2% dei casi, a fronte di un 66% nel caso di terapia tradizionale. Anche gli altri tipici effetti indesiderati come la diminuzione dei globuli bianchi e la diarrea sono risultati nettamente inferiori.

Marco Venturini, Presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) commenta: Si apre una nuova era su due fronti: da un lato abbiamo a disposizione un’arma rivoluzionaria da utilizzare nel tumore del seno “HER2 positivo”; dall’altro, T-Dm1 è un esempio efficace di quella che viene definita “veicolazione specifica della chemioterapia alle cellule bersaglio”. Sarà sempre più frequente in futuro la messa a punto di molecole con queste caratteristiche“.

Silvia Pluchinotta

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.